Margherita da Cortona (1247-1297)

Scuola Aretina, Storie di Margherita da Cortona
(fine XIII secolo - Cortona, Museo Diocesano)

La storia di Margherita da Cortona ("la santa bella", "la peccatrice convertita", "la nuova Maddalena"), alla luce della sua vita avventurosa e degli avvenimenti drammatici che l'hanno caratterizzata, è quasi degna di un romanzo: non a caso ne fu tratto un vecchio film, nel 1950, diretto da Mario Bonnard.
Nasce nel 1247 a Laviano, una piccola frazione di Castiglione del Lago, in provincia di Perugia, poco distante dal Lago Trasimeno e da Montepulciano. Rimasta orfana di madre all'età di otto anni, il padre Tancredi, di professione contadino, si risposa quasi subito, ma la donna si rivelerà presto un'arcigna matrigna nei confronti della piccola Margherita e del più giovane fratellino Bartolo.
Margherita ha tredici anni quando nel 1260 l'Umbria prima, e l'Italia intera poi, sono attraversate dal grandioso fenomeno dei Flagellanti: penitenti che si flagellano pubblicamente in lunghe processioni ad espiazione dei propri peccati. La tradizione vuole che Margherita rimanesse molto impressionata da questo strano spettacolo: dagli uomini e dalle donne che si percuotevano vicendevolmente con funi nodose, e dalle loro invettive contro il lusso e la corruzione morale, al grido: Vanità! Vanità! Tutto è vanità!
La vita di Margherita scorreva intanto nel lavoro dei campi, pascolando o zappando, oppure nella vicina Palude della Chiana, dove pescava uccelli palustri, avendo imparato l'arte di governare la barca e di tirare a riva le reti. Finché all'età di sedici anni, nell'estate del 1263, avviene l'incontro fatale: Arsenio Del Pecora, appartenente a una nobile famiglia di Montepulciano, che passava l'estate nella vicina tenuta di Valiano detta "I Palazzi", e che era solito trascorrere le sue giornate andando a caccia con gli amici nei boschi di Petrignano che fiancheggiavano la Valdichiana, si imbatte nella giovane Margherita che ritorna a sera dai campi. E ne resta folgorato. 

Da quel momento i due giovani, all'insaputa delle rispettive famiglie, iniziano a vedersi tutte le sere, al tramonto, quando Margherita cessa le sue attività lavorative. Arsenio era un giovane molto bello: possedeva un cavallo con cui si presentava tutte le sere da Margherita, portava un lungo mantello e una spada al suo fianco. Sul finire dell'estate la decisione era presa: nel pieno della notte Margherita esce di nascosto da casa, e attraversando da sola la palude, a piedi prima e in barca poi, raggiunge Arsenio che la aspetta trepidante con un secondo cavallo, e i due si danno rapidamente alla fuga. Dopo una sosta di qualche giorno a Valiano, la coppia si sposta a Montepulciano, nel palazzo di famiglia, a pochi passi dalla Cattedrale.
Come ci si poteva aspettare, i Del Pecora accolgono molto freddamente la nuova venuta, rimproverandole le sue umili origini; e le cose non cambiano quando, due anni dopo (nel 1265), Margherita dà alla luce un bambino. Che Margherita abbia effettivamente sposato a un certo punto Arsenio, è dubbio: la tradizione vuole che ne sia stata solo l'amante, e che negli anni successivi alla conversione, lei abbia cercato a lungo di espiare questo peccato. Ma documenti recenti gettano qualche dubbio sulla questione, e sulla regolarità o meno del loro matrimonio la questione rimane aperta.
Fatto sta che Margherita vive con Arsenio nove anni: una vita condotta nel lusso, nella ricchezza, in balli e in feste. Poi, d'improvviso, la tragedia.
Nell'estate del 1272 Arsenio e Margherita si spostano, come ogni anno, nella tenuta I Palazzi di Valiano. C'era un po' di agitazione fra i contadini e fra gli affittuari delle terre, che Arsenio aveva sempre trattato con prepotenza e con pugno duro. Per qualche tempo l'uomo rinunciò per prudenza alle sue consuete battute di caccia nella selva di Petrignano, ma nel mese di agosto riprese le sue abitudini in compagnia del suo cavallo e di una cagnetta bastardina cui tutta la famiglia era affezionata. Una sera terribile invano Margherita attese il ritorno di Arsenio. A un certo punto i guaiti della cagnetta, che era tornata sola, destarono Margherita. Seguendo la cagnetta, Margherita giunse lungo la strada che andava a Pozzuolo, nei pressi di un incrocio dove cresceva (e cresce tuttora) una quercia secolare: ai piedi della quercia, in mezzo ai rovi, giaceva il corpo di Arsenio, assassinato. Margherita aveva solo 26 anni. 
Nemmeno il tempo di partecipare al funerale dell'amante, Margherita è scacciata insieme al figlio dai Del Pecora; pensa in un primo momento di ritornare in casa del padre: ma anche qui l'uomo, sobillato dalla matrigna, non la fa nemmeno entrare. Si rivolge così alla sorella del parroco di Laviano, Donna Manentessa, che le compila delle lettere di presentazione e la indirizza a Cortona, dove viene finalmente accolta benevolmente da Marinaria e Raniera Moscari, due nobildonne cortonesi che facevano parte delle "Sorelle della penitenza", destinate a confluire nel nascente Terz'Ordine Francescano.
Da quel momento inizia per Margherita un lungo cammino di espiazione, sotto la guida del francescano fra Giunta di Bevignate, poi culminato nell'ingresso ufficiale, nel 1275, tra le Sorelle della penitenza. Digiuno, preghiera incessante, carità verso il prossimo e soprattutto verso i più bisognosi caratterizzarono tutta la seconda parte della sua vita. La sua opera incessante di assistenza agli infermi, in modo particolare, culminò nel 1286, grazie all'aiuto di Uguccione da Casali, capitano del popolo di Cortona, nella fondazione di un hospitale per poveri, storpi e ammalati, dedicato a "Santa Maria della Misericordia", e attivo nel campo assistenziale fino a pochi anni fa, sostituito solo recentemente dal nuovo Ospedale di Cortona, che porta non a caso il nome "Santa Margherita".
A Cortona Margherita visse per quindici anni nei pressi di Porta Berarda, accanto alla Chiesa di San Francesco, in una piccola cella, prima in compagnia del figlio, poi quando questi fu mandato a studiare da un precettore ad Arezzo (1275), completamente sola. Nel 1288 si trasferì invece in una cella "sopra il monte", nell'area della rocca che sovrastava Cortona (dove oggi sorge la Basilica di Santa Margherita da Cortona, sotto la tutela dei Frati Minori), e lì trascorse gli ultimi nove anni della sua vita, rallegrati fra l'altro dall'ingresso del figlio, nato dalla sua relazione peccaminosa, nell'Ordine Francescano.
Il 22 febbraio 1297, all'età di cinquant'anni, la povera Margherita da Laviano, diventata nobildonna, e poi spogliatasi di tutto e già in fama di santità sulla bocca di tutti, lascia la sua vita terrena e va incontro a Dio. Papa Leone X nel 1515 ne autorizza ufficialmente il culto a Cortona; Urbano VIII lo estende poi all'intero ordine francescano nel 1623; e finalmente, il 16 maggio 1728, papa Benedetto XIII la proclama ufficialmente "Santa", con l'appellativo di Nova Magdalena.

La vita di Margherita, come quella di molti altri santi, Francesco compreso, dimostra che santi non si nasce, ma che ci si può diventare. Dio agisce per vie misteriose, e alla sua chiamata bisogna farsi trovare pronti, e rispondere , come il  di Maria, che è la prima santa della Chiesa. Il ritorno a Dio dell'anima perduta, o semplicemente smarrita e confusa, passa attraverso la fede, ma è fondamentale per un ritorno a Lui un'opera di conversione totale del cuore, che non avviene una sola volta nella vita, ma che è fatica di tutti i giorni, quotidiana lotta e ridiscussione di quanto già sembrava definitivamente acquisito. Ogni cristiano, nessuno escluso, è chiamato alla santità. La santità è per tutti. Deve esserlo. Altrimenti si salverebbero solo gli spiriti eccezionali. E il Paradiso sarebbe vuoto. La chiamata alla santità passa per le prove della vita. Nel vivere la fede, traducendola in pratica di vita, mediante la carità verso il prossimo, nel compimento del proprio dovere di uomini, di padri o madri, di mariti o mogli, nel praticare la giustizia sul posto di lavoro: da qui passa il sentiero della santità. E Margherita ne è un esempio luminoso.

La vita di Margherita è stata narrata per la prima volta dal suo confessore, e oggi la si può leggere in:
Giunta di Bevignate, Legenda de vita et miraculis beatae Margaritae de Cortona, a c. di F. Iozzelli, Grottaferrata 1997; mentre una biografia romanzata è quella dello scrittore francese premio nobel François Mauriac: Sainte Marguerite de Cortone (trad. it. Santa Margherita da Cortona, Milano 1952).

Anonimo del XIII secolo, Crocifisso ligneo
(Crocifisso che secondo la tradizione avrebbe
parlato e confortato Margherita; già in
San Francesco a Cortona, ora Basilica di S. Margherita)

Corpo di S. Margherita custodito in una teca nella Basilica di Cortona


Laviano (PG), Chiesa dei SS. Sisto e Modesto 
(detta "della Conversione", dove Margherita
sostò dopo la morte di Arsenio, prima di recarsi a Cortona)
     
Pozzuolo (PG), Cappella del Pentimento
(costruita a fianco alla quercia secolare dove
Margherita rinvenì il cadavere di Arsenio)
Cortona, Basilica di Santa Margherita
(sui resti dell'ultima cella della santa)

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