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Il buon Pastore (Roma, Catacombe di Priscilla) |
Dopo l'Editto di Costantino del 313 e, definitivamente, con l'Editto di Tessalonica emanato da Teodosio nel 380, al Cristianesimo ufficiale si spalancano le porte della produzione e della committenza di opere d'arte. Come è ovvio che sia, però, nella storia non si procede mai per fratture nette, ma per letti smottamenti, pressoché impercettibili anche all'occhio più attento. L'arte cristiana così, piuttosto che crearsi ex novo un proprio repertorio figurativo distinto nettamente da quello pagano, preferisce pragmaticamente mantenere quest'ultimo, rivisitandolo e reinterpretandolo alla luce del nuovo messaggio cristiano. Tale procedimento spalanca le porte all'allegoria, metodo interpretativo per antonomasia della primissima arte paleocristiana, e poi del periodo medievale in genere: essa nasce, pertanto, da un oggettivo stato dell'arte del tempo, caratterizzato appunto dalla necessità di dare nuovi significati a vecchi significanti, nuovi contenuti a forme passate e sorpassate del paganesimo. Questa innata tendenza è poi accentuata dalla vocazione aniconica di molte religioni, Cristianesimo non escluso (almeno quello delle origini), che spinge ad evitare la rappresentazione diretta di immagini divine, nel caso specifico di Gesù, sostituendole con immagini simboliche o con scene di vita reale ma da interpretare sul piano di un livello secondario: dal letterale all'allegorico, appunto.