Nel convegno, organizzato dal prof. Enrico Malato, dal Centro Pio Rajna e dalla Salerno Editrice, si comunicheranno, nel contesto riservato alle Comunicazioni, i risultati ottenuti dalla collazione integrale di oltre 200 manoscritti frammentari della Commedia dantesca, a breve oggetto di una monografia di imminente pubblicazione (al massimo nel corso del 2017). Si conferma, dall'analisi degli errori dei codici, la preponderanza nella tradizione manoscritta dei gruppi di più ampia diffusione già noti agli studiosi: in particolare Gruppo del Cento e cosiddetta "Officina vaticana", nell'ordine circa dei 2/3 del testimoniale analizzato; decisamente minoritari sono invece i settori legati alla tradizione emiliano-romagnola (β di Petrocchi, ossia Urb e affini; nella nuova proposta - da parte di chi scrive - battezzata con la sigla σ), e tradizione genericamente settentrionale o lombardo-veneta (Mad Rb e affini, nella nuova formulazione: ε).
sabato 29 agosto 2015
lunedì 24 agosto 2015
La "Bibbia di Ripacandida": il Santuario di San Donato
Il Santuario di San Donato a Ripacandida (Potenza)
è un piccolo (e misconosciuto) gioiello dell’arte pittorica lucana, i cui
affreschi –articolati in Antico e Nuovo Testamento- sono definiti la “Bibbia di Ripacandida”: sebbene la loro datazione dovrebbe oscillare fra la fine del
‘400 e gli inizi del secolo successivo, per i temi degli stessi, oltre che per
lo stile, rientrano senz’altro –come si vedrà- in un gusto tipicamente
tardomedievale.
Della chiesa in sé è presto detto: prime notizie
risalenti al 1152 (bolla di papa Eugenio III al vescovo della diocesi di
Rapolla Ruggero); al 1325 è il passaggio della chiesa alle dirette dipendenze
del papa, segno dell’importanza che ha assunto nel frattempo il santuario; mentre
ai primi anni del ‘600 (precisamente al 1605) risalirebbe l’arrivo dei Minori
Osservanti a Ripacandida e la costruzione del convento annesso al santuario. Da
questo momento la storia del santuario si intreccia inestricabilmente con
quella del movimento francescano: i frati vi restano fino al XIX secolo,
quando, a seguito delle Soppressioni post-unitarie, vengono scacciati; ma dal
1894 il convento e annesso santuario è affidato alle Suore francescane di Gesù
Bambino che tuttora lo custodiscono. La presenza dei frati (e poi delle suore) francescani,
e soprattutto l’esistenza fra gli affreschi della chiesa di un capolavoro quale San Francesco che riceve le Stimmate ha portato nel 2004 al gemellaggio del santuario con la Basilica di San Francesco di Assisi, da cui ha ricevuto in
dono, fra l’altro, una reliquia del corpo del poverello. Recente è la
realizzazione di un "Giardino di San Francesco" con tassi, sequoie, e soprattutto
un tiglio e un pino di Aleppo, vecchio di oltre tre secoli. Tutto ciò ha fatto
sì che Ripacandida meritasse l’appellativo di “Piccola Assisi lucana”.
La facciata della chiesa è semplice e disadorna, con
un campanile a due livelli, navata unica, tre campate con volte a crociera
rialzata (unico esempio nella regione), capitelli elementari privi di orpelli, un
abside settecentesco di dimensioni ridotte rispetto alle campate (probabilmente
già ex presbiterio), sei altari laterali del ‘600 (di cui solo due
sopravvivono); infine un bel coro seicentesco fatto dai frati, e un organo
ligneo del 1735.
venerdì 21 agosto 2015
Basilicata coast to coast: appunti di viaggio
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Montalbano Jonico (Matera), Il paesaggio dei calanchi |
Fare un tour in Basilicata è impresa per spiriti forti. Paesaggi bellissimi, natura incontaminata, cartoline mozzafiato, mete turistiche poco inflazionate.... Ma... C'è sempre un ma. Del resto non si può pretendere tutto.
Se si vuole godere di un contatto stretto con la natura non ancora alterata pesantemente dall'uomo, significa porsi, in un certo senso, "al di fuori della civiltà". Lo dice chi ci è nato e vissuto per molti anni, non un turista, ma che di recente -da turista appunto- ha deciso di fare un giro della Basilicata, per boschi, e colline e mari, per paeselli e per città (si fa per dire: il capoluogo, Potenza, ha solo 65.000 abitanti), attraverso le due province di Matera e Potenza, dallo Jonio al Tirreno, un "Basilicata coast to coast", appunto. E che ha trovato sì una natura a tratti selvaggia e incontaminata, ma proprio per questo lontana mille miglia dalla civiltà umana e dalle sue comodità, il che, soprrattutto per gli spiriti poco pratici, come è il sottoscritto, non è esattamente una passeggiata.
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