San Francesco, Ammonizioni, 1

Christus Pantokrator (Cefalù, Cattedrale)

Le Ammonizioni (in latino Admonitiones) di San Francesco sono una serie costituita da ventotto brevi esortazioni, di carattere morale e religioso, rivolte dal fraticello di Assisi ai suoi confratelli (ad omnes fratres).
Nella prima ammonizione, che reca il titolo De corpore Domini (Sul corpo del Signore), Francesco difende la transustanziazione del pane e vino in corpo e sangue di Cristo, che si realizza sull'altare attraverso le mani del sacerdote: come gli Apostoli hanno scorto la divinità di Gesù oltre il semplice lato umano, così anche noi dobbiamo riuscire a vedere, con gli occhi della mente e lo sguardo dello spirito, oltre i dati offerti dai sensi, e riuscire così a riconoscere nel pane e nel vino il vero corpo e il vero sangue di Gesù. Chi non riuscirà a crederlo, vittima della sua incredulità o della durezza del suo cuore, è condannato, e non potrà avere la vita eterna, come promesso invece da Gesù stesso a quanti mangeranno il suo corpo e berranno il suo sangue.
L'insegnamento che se ne può trarre è quello di avere fede, sempre e comunque, nei confronti delle parole di Gesù e in quelle della Chiesa, anche quando in apparenza la fede sembra scontrarsi con l'esperienza dei sensi. La fede infatti si rivolge allo spirito, che è invisibile e compie azioni visibili solo allo spirito e agli occhi della mente: i soli sensi corporali non possono quindi cogliere tali realtà. Avere fede in Gesù e abbandonarsi fiduciosi all'insegnamento della Chiesa cattolica: questo è il messaggio che Francesco rivolge a tutti i frati (e non solo a loro).
Il testo di riferimento è quello dell'edizione critica di K. Esser OFM, Gli scritti di S. Francesco d'Assisi, Padova, Edizioni Messaggero 1995 (il testo della I Ammonizione si trova alle pp. 123-4 e 137-8).


[Cap. I: De corpore Domini]

1. Dicit Dominus Jesus discipulis suis: Ego sum via, veritas et vita; nemo venit ad Patrem nisi per me. 2. Si cognosceretis me, et Patrem meum utique cognosceretis; et amodo cognoscetis eum et vidistis eum. 3. Dicit ei Philippus: Domine, ostende nobis Patrem et sufficit nobis. 4. Dicit ei Jesus: Tanto tempore vobiscum sum et non cognovistis me? Philippe, qui videt me, videt et Patrem (Joa 14,6-9) meum. 5. Pater lucem habitat inaccessibilem (cfr. 1 Tim 6,16), et spiritus est Deus (Joa 4,24), et Deum nemo vidit unquam (Joa 1,18). 6. Ideo nonnisi in spiritu videri potest, quia spiritus est qui vivificat; caro non prodest quidquam (Joa 6,64). 7. Sed nec filius in eo, quod aequalis est Patri, videtur ab aliquo aliter quam Pater, aliter quam Spiritus Sanctus. 8. Unde omnes qui viderunt Dominum Jesum secundum humanitatem et non viderunt et crediderunt secundum spiritum et divinitatem, ipsum esse verum Filium Dei, damnati sunt. 9. Ita et modo omnes qui vident sacramentum, quod sanctificatur per verba Domini super altare per manum sacerdotis in forma panis et vini, et non vident et credunt secundum spiritum et divinitatem, quod sit veraciter sanctissimum corpus et sanguis Domini nostri Jesu Christi, damnati sunt, 10. ipso Altissimo attestante, qui ait: Hoc est corpus meum et sanguis mei novi testamenti [qui pro multis effundetur] (cfr. Mc 14,22.24); 11. et: Qui manducat carnem meam et bibit sanguinem meum, habet vitam aeternam (cfr. Joa 6,55). 12. Unde spiritus Domini, qui habitat in fidelibus suis, ille est qui recipit sanctissimum corpus et sanguinem Domini. 13. Omnes alii, qui non habent de eodem spiritu et praesumunt recipere eum, iudicium sibi manducant et bibunt (cfr. 1 Cor 11,29). 
14. Unde: Filii hominum, usquequo gravi corde? (Ps 4,3). 15. Ut quid non cognoscitis veritatem et creditis in Filium Dei (cfr. Joa 9,35)? 16. Ecce, quotidie humiliat se (cfr. Phil 2,8), sicut quando a regalibus sedibus (Sap 18,15) venit in uterum Virginis; 17. quotidie venit ad nos ipse humilis apparens; 18. quotidie descendit de sinu Patris (cfr. Joa 1,18) super altare in manibus sacerdotis. 19. Et sicut sanctis apostolis in vera carne, ita et modo se nobis ostendit in sacro pane. 20. Et sicut ipsi intuitu carnis suae tantum eius carnem videbant, sed ipsum Deum esse credebant oculis spiritualibus contemplantes, 21. sic et nos videntes panem et vinum oculis corporeis videamus et credamus firmiter, eius sanctissimum corpus et sanguinem vivum esse et verum. 22. Et tali modo semper est Dominus cum fidelibus suis, sicut ipse dicit: Ecce ego vobiscum sum usque ad consummationem saeculi (cfr. Mt 28,20).



[I. Del corpo di Cristo]
1. Dice il Signore Gesù ai suoi discepoli: Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non attraverso di me. 2. Se aveste conosciuto me, conoscereste il Padre mio; ma ora lo conoscete, anzi lo avete visto. 3. Gli dice Filippo: Signore, mostraci il Padre; questo ci basta. 4. Gli risponde Gesù: E' tanto tempo che sto con voi, e ancora non mi avete conosciuto? Filippo, chi vede me, vede anche il Padre mio. 5. Il Padre abita una luce inaccessibile, e Dio è spirito, e nessuno ha mai visto Dio. 6. Appunto per questo non può essere visto che in spirito, poiché è lo spirito che dà vita, mentre la carne non giova a nulla. 7. A sua volta, nemmeno il Figlio, in quanto uguale al Padre, può essere visto da alcuno, precisamente come il Padre e come lo Spirito Santo. 8. Tutti quelli che videro il Signore Gesù nella sua umanità, ma non videro né credettero secondo lo spirito e la divinità che egli veramente era il Figlio di Dio, sono condannati. 9. Così anche adesso, quanti vedono l'Eucaristia, che viene consacrata sull'altare in virtù delle parole del Signore nelle mani del sacerdote, sotto forma di pane e di vino, ma non vedono né credono secondo lo spirito e la divinità che sia veramente il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, sono condannati. 10. Così attesta l'Altissimo stesso, che dice: Questo è il mio corpo, questo è il sangue della mia nuova alleanza. 11. E ancora: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna. 12. Quindi è lo spirito del Signore, che abita nei suoi credenti, a ricevere il santissimo corpo e sangue del Signore. 13. Tutti gli altri che, pur non possedendo questo spirito, hanno la presunzione di ricevere l'Eucaristia, mangiano e bevono la loro condanna. 14. Perciò, o figli degli uomini, fino a quando sarete duri di cuore? 15. Perché non volete conoscere la verità e non credete nel Figlio di Dio? 16. Ecco, ogni giorno Lui si umilia, come quando, disceso dal trono regale, venne nel seno della Vergine. 17. Ogni giorno infatti viene a noi in umile aspetto, 18. Ogni giorno scende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote. 19. E come apparve ai santi Apostoli in vera carne, così oggi si mostra a noi nel pane consacrato. 20. E al modo che essi, in base a sole considerazioni umane, non scorgevano che il suo sembiante fisico; tuttavia, contemplandolo con sguardo spirituale, credevano che egli era Dio stesso; 21. così noi pure, vedendo con gli occhi del corpo il pane e il vino, vediamo e fermamente crediamo che quello è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero. 22. E' in questa forma che il Signore dimora sempre con i suoi credenti, come egli stesso afferma: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo.

Commento
1. La differenza fra un cristiano e un non cristiano (un ebreo, per esempio, ma più in generale nei confronti di chi ha un'altra fede) è che il cristiano professa la fede nella figura storica di Gesù Cristo: possiamo tutti credere in uno stesso Dio, ma per un cristiano a tale Dio non si può assolutamente arrivare se non per via e per mezzo di Gesù Cristo. La conoscenza di Dio, e del suo mistero, è lo scopo della vita e del desiderio di ogni credente: ma Dio è come una montagna altissima, per scalare la quale c'è un solo sentiero: e questo sentiero si chiama Gesù Cristo. Dio è un abisso senza fondo: l'unico ponte gettato oltre il burrone è Gesù. Senza Gesù, via e mediazione verso Dio, non è possibile raggiungere Dio. Per questo i cristiani sono legati a Gesù come tralcio alla vite, e senza Gesù noi non siamo nulla e non possiamo far nulla (Giovanni 15, 5).
2-4. Di Dio, in senso assoluto, non si può affermare o predicare nulla. Di Dio si può parlare solo per simboli e per metafore, quanto a dire: per approssimazioni. Di Dio più spesso si può parlare o dire qualcosa solo per via negativa: non si può o si riesce a dire ciò che è, ma soltanto ciò che non è. Per un cristiano invece è più facile parlare di Dio, e il suo identikit è la faccia di Gesù. Il volto di Dio è il volto di Cristo, che essendo stato un uomo, avendo agito nella storia e con atti concreti, ha una sua precisa fisionomia. Dio è amore (1Giovanni 4), perché Cristo è stato amore: tutta la sua vita, dai miracoli alle guarigioni di storpi, infermi ecc., fino alla sua morte in croce - da innocente - lo testimoniano. Dio quindi, che ha il volto di Gesù, è amore, misericordia, carità verso il prossimo, sacrificio per gli altri, amici e nemici insieme.
5. L'uomo è fatto di carne e sangue, materia che nasce e che muore, polvere che il vento soffia via. Dio invece è spirito, puro spirito, e lo spirito è come un soffio invisibile, che non può essere visto da occhio umano. L'uomo è tenebra, vive nel buio, circondato dal mistero e dal silenzio; Dio invece è luce:
luce intellettual, piena d'amore;
amore di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogne dolzore
                                                                                       (Par. XXX 40-42)
Non c'è metafora più calzante per Dio che quella della luce (cfr. Roberto Grossatesta, Metafisica della luce, o Bonaventura, Itinerarium mentis in Deum).
6. Lo spirito dà la vita perché lo spirito è vita, mentre la carne, come ogni cosa fatta di materia, è destinata alla morte. Alla carne pertanto sono legate la malattia, il dolore e la sofferenza, che terminano nel pozzo della morte; lo spirito invece è chiamato all'eternità. Dio, che è puro spirito, è l'Eternità.
7-8. Essendo il Figlio sullo stesso piano del Padre e dello Spirito Santo, che sono spirito, e potendosi conoscere lo spirito solo con gli occhi della mente, per fede, e non attraverso gli occhi del corpo; è ovvio che la divinità di Gesù, il suo essere Figlio di Dio, si può riconoscere solo per fede, mentre con gli occhi si può vedere solo la sua umanità. Chi confida unicamente in ciò che vede, vede solo l'uomo Gesù, non il Figlio, e così facendo è condannato, perché nega la divinità del Cristo.
9. Allo stesso modo è condannato chi, affidandosi esclusivamente agli occhi e ai sensi, vede nell'eucaristia solo la forma del pane e del vino, non riuscendo a vedere con gli occhi della mente e con lo spirito che il pane e il vino, consacrati dalle mani del sacerdote, sono diventati veramente sull'altare vero corpo e vero sangue di Cristo. 
10. La fede nella trasformazione del pane e del vino nel corpo e sangue di Gesù (la transustanziazione) si basa sulle stesse parole di Gesù durante l'Ultima cena, nell'istituzione dell'Eucaristia, quando appunto dice ai suoi discepoli: questo (il pane) è il mio corpo, e questo (il vino) è il mio sangue.
11. Sempre secondo le parole di Gesù, chi mangia il pane (il suo corpo) e beve il vino (il suo sangue) ha la vita eterna. Chi pertanto non crede che il pane e il vino siano vero corpo e sangue di Cristo non potrà aver parte alla vita eterna promessa dal Maestro.
12. Il corpo dell'uomo riceve il solo pane e il solo vino; è invece il suo spirito, la parte dell'uomo cioè destinata all'eterno, a ricevere il corpo e il sangue di Cristo.
13. Coloro che non possiedono lo sguardo dello spirito, e vedono nell'eucaristia solo pane e vino, e niente di più, non avranno la vita, ma mangiano e bevono la loro condanna: mangiano e bevono cioè cibo destinato alla fogna, nutrimento del loro corpo ma non dell'anima, destinato comunque alla morte insieme al loro corpo di carne.
14. La durezza del cuore dell'uomo si manifesta per lo più come superbia, che è l'ostinazione propria dell'uomo a ritenersi un essere superiore, un dio lui stesso, e in quanto tale a confidare ciecamente nelle sue sole capacità. Il superbo crede solo in ciò che vede e che può toccare, rifiutando la sola idea che possa esistere qualcosa di invisibile, legato allo spirito, che a lui - ai suoi sensi e alla sua ragione -possa sfuggire. 
15. Tali uomini, irretiti e resi ciechi dalla loro superbia, vedono nell'eucaristia solo pane e vino, e facendo ciò disconoscono la verità e non credono nel Figlio di Dio, vero uomo e vero Dio.
16-19. Insieme all'amore, l'umiltà caratterizzò in sommo grado la figura di Gesù uomo, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini (Filippesi 2, 6-7). E l'umiltà, intesa come il desiderio di volar basso, a livello della terra (humus), di non insuperbirsi mai e di tenere sempre l'ultimo posto, è la virtù precipua dei frati minori nell'ideale francescano, minores et subditi omnibus ('piccoli e sottomessi a tutti'). Gesù quindi, nella sua grande umiltà, continua ancor oggi a umiliarsi, scendendo tutti i giorni dal trono regale della sua gloria, alla destra del Padre, per porsi nuovamente nelle mani del sacerdote sull'altare, e consegnarsi a noi come suo corpo e suo sangue, per poter così ammettere anche noi alla sua gloria, alla vita eterna, dove siederemo a mensa nel regno di Dio (Luca 13. 29).
20-21. Come gli Apostoli che non si sono fermati ai soli occhi del corpo, ma, con gli occhi dello spirito hanno saputo scorgere la divinità del Cristo dietro la sua umanità; così anche noi oggi dobbiamo guardare con gli occhi della fede al pane e al vino sull'altare, e scoprire in essi il corpo e il sangue di Gesù, oltre la semplice apparenza dei sensi.
22. Sotto la forma del pane e del vino, che consacrati dalle mani del sacerdote si trasformano ogni giorno nel corpo e sangue di Cristo, il Signore si consegna a noi per schiuderci le porte della vita, e rimanere con noi fino alla fine del mondo e dei tempi.

Commenti