Alfonso Maria de' Liguori, Tu scendi dalle stelle

Matthias Stromer (1600-1650 ca.), Natività
Alfonso Maria de' Liguori (Napoli, 1696-1787), sacerdote, fondatore della Congregazione del SS. Redentore (1732), beato (nel 1816), quindi proclamato santo della Chiesa cattolica (da papa Gregorio XVI nel 1839), è l'autore - oltre a una serie di opere ascetiche e morali - di una serie di Canzoncine spirituali (1732), fra le quali spicca la Canzoncina a Gesù Bambino, meglio conosciuta, dal primo verso, come Tu scendi dalle stelle, componimento che conobbe fin da subito una diffusione immensa.
La poesia fu composta dal santo nel dicembre 1754 a Nola, in preparazione del Natale, e risulta un adattamento di un altro componimento dello stesso Liguori, ma scritto in dialetto napoletano, dal titolo Quanno nascette Ninno (‘Quando nacque il Bambino’), portato a termine nel convento della Consolazione di Deliceto (Foggia), nello stesso periodo. Di entrambi i componimenti il santo scrisse, insieme alle parole, anche la melodia, che è la medesima nei due brani; mentre a livello testuale i due componimenti risultano essere molto diversi fra di loro. 

Tu scendi dalle stelle, in primo luogo, è molto più breve: sette strofe in tutto di sei versi ciascuna, per un totale quindi di 42 versi. Il brano si può dividere in due parti: una prima parte descrive, con accenti commoventi, lo stupore di fronte all’incarnazione del Dio-Bambino, che per amore dell’uomo si riduce a patire il freddo e il gelo in una grotta/capanna nel deserto della Giudea. La funzione di raccordo fra la prima e la seconda parte del componimento è costituita da una considerazione: se la scelta di incarnarsi è stata volontaria e deliberata, perché allora il Bambino piange nella mangiatoia? La risposta è che Gesù non piange per il dolore di fronte ai patimenti subìti, ma piange a causa dell'ingratitudine dell’uomo peccatore nei confronti di tanto amore: il peccatore, cioè, non corrisponde come dovrebbe e rimane nella sua vita sordo e indifferente, inviluppato nelle catene del peccato. La seconda parte, pertanto, è il riconoscimento di tale situazione di peccato propria dell’uomo, e – con la promessa e il proposito di non peccare più, e di amare il Creatore di pari amore – si invoca la Vergine Maria, mediatrice fra Dio e l’uomo, nella speranza che lei possa compensare, con il suo amore di donna e di madre, alle deficienze dell’uomo peccatore. 
Quanno nascette Ninno è, rispetto a Tu scendi dalle stelle, un componimento molto più lungo: strofe di sei versi ciascuna, secondo lo stesso schema del primo brano; ma le strofe diventano qui diventano molto più numerose, per un totale di ben 156 versi. La struttura complessiva rimane però inalterata rispetto al componimento più noto: una prima parte con la descrizione – qui in verità molto dettagliata – della nascita del Bambino, dell’arrivo dei pastori e dei gesti di omaggio nei confronti del nascituro; una parte di raccordo, costituita dalla considerazione che – nella gioia del creato, interamente partecipe del lieto annuncio dell’arrivo del Messia – solo l’inferno e i peccatori, che rifiutano la luce di Dio, non festeggiano l’evento; e infine una seconda parte, in cui il poeta riconosce se stesso come peccatore, e supplica l’intercessione della Vergine Maria, madre non solo di Gesù, ma ora anche di tutti gli uomini, sebbene peccatori.



file audio di Tu scendi dalle stelle

Testo integrale (con commento) di Tu scendi dalle stelle e Quanno nascette Ninno

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