Poesie di Kostantinos Kavafis


Kostantinos Kavafis (1863-1933) è un poeta alessandrino, prima nel senso di "nato ad Alessandria d'Egitto" poi, e soprattutto, per il carattere decisamente estetizzante (per non dire narcisistico) che caratterizza la sua vita e la sua produzione letteraria, come tanta poesia del periodo alessandrino. Personaggio un po' attore, un po' dandy, come tanti dell'Estetismo fine Ottocento (da Wilde a d'Annunzio); la sua poesia ha come temi ricorrenti il sensualismo, il culto della Bellezza e dell'amore (omosessuale), cantati con accenti elegiaci e nostalgici di chi sa che tutto è fatalmente destinato a passare. Tuttavia la grande poesia  di Kavafis è una parte decisamente minoritaria della sua produzione poetica, ed è quella in cui egli rilegge la storia e la classicità greca con gli occhi della modernità: il mito greco, interpretato filosoficamente, diventa così un simbolo universale della condizione esistenziale dell'uomo di fronte al destino, al dolore e alla morte, condizione all'insegna del conflitto e che si risolve, inevitabilmente, in uno smacco per l'uomo. Così in Itaca l'isola diventa il simbolo del viaggio in sé e dell'ansia di conoscenza e di esperienze dell'uomo; Ettore di fronte a Achille in Troiani è l'emblema dell'uomo destinato a soccombere di fronte a un Destino più forte e più grande di lui; fino al tributo di onore e di rispetto per chi si sacrifica volontariamente, come lo spartano Leonida e i suoi soldati in Termopili. La storia greca pertanto, rivisita e attualizzata, assurge a paradigma universale della condizione umana, toccando vette di grande poesia.
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