"Una faccia, una razza": l'Italia e gli Italiani visti dai Greci
Ben
prima della nave Diciotti, delle ONG e di Matteo Salvini, dall'VIII secolo a.C. circa, i Greci si misero su dei barconi - in realtà
agili ed eleganti imbarcazioni - e come profughi emigrarono dalla
loro patria, solcando il Mar Mediterraneo: Cristoforo Colombo viaggiò
verso occidente, e scoprì l'America; i Greci viaggiarono verso
occidente... e scoprirono l'Italia!
Sì,
in un certo senso furono davvero i Greci a scoprire l'Italia:
approdarono infatti nel Sud - grosso modo da Napoli in giù -,
fondando numerose città (Taranto, Reggio Calabria, Crotone,
Siracusa, Agrigento...), e fondendosi con le locali popolazioni
italiche: da qui il noto detto popolare, oggi usato soprattutto dai
greci "Una faccia, una razza" (in greco moderno, μια
φάτσα, μια ράτσα), per indicare i rapporti di parentela
molto stretti che uniscono i due popoli italiano e greco.
Furono i Greci a dare per la prima volta un nome - o meglio, più nomi - alla nuova terra: innanzitutto Magna Graecia (Μεγάλη Ἑλλάς), che in origine indicava tutto il Sud Italia, esclusa però la Sicilia: se prendiamo infatti una cartina geografica, e confrontiamo le dimensioni dell'Italia meridionale con quelle della Grecia, quest'ultima è piccola, mentre la prima è "grande".
Un altro nome fu Enotria, da oinos (οἶνος) che vuol dire "vino" (lo stesso delle parole enologia, enoteca), e significava "terra del vino": i Greci, infatti, appena approdati sulle coste italiane, notarono subito distese su distese di vigneti, magari con qualche contadino ubriaco sverso per terra. Fin dall'antichità quindi si era chiaramente individuata l'inclinazione degli italiani per il vino; non a caso ancora oggi siamo imbattibili a livello mondiale in questo campo, come sanno bene i Francesi (a proposito, viva lo spumante, abbasso lo champagne!).
Furono i Greci a dare per la prima volta un nome - o meglio, più nomi - alla nuova terra: innanzitutto Magna Graecia (Μεγάλη Ἑλλάς), che in origine indicava tutto il Sud Italia, esclusa però la Sicilia: se prendiamo infatti una cartina geografica, e confrontiamo le dimensioni dell'Italia meridionale con quelle della Grecia, quest'ultima è piccola, mentre la prima è "grande".
Un altro nome fu Enotria, da oinos (οἶνος) che vuol dire "vino" (lo stesso delle parole enologia, enoteca), e significava "terra del vino": i Greci, infatti, appena approdati sulle coste italiane, notarono subito distese su distese di vigneti, magari con qualche contadino ubriaco sverso per terra. Fin dall'antichità quindi si era chiaramente individuata l'inclinazione degli italiani per il vino; non a caso ancora oggi siamo imbattibili a livello mondiale in questo campo, come sanno bene i Francesi (a proposito, viva lo spumante, abbasso lo champagne!).
Un
altro nome ancora era Esperia, che significa "Terra della sera":
nel greco arcaico infatti esisteva una lettera, rappresentata come
una F un po' inclinata e letta V, poi però scomparsa: (V)esperia è
come la parola italiana vespro (vi ricordate a storia i Vespri siciliani vero?), che indica appunto la sera. Il nome Esperia,
apparentemente romantico e struggente, è in realtà solo una
connotazione geografica: "paese dove tramonta il sole", "a
occidente" della Grecia.
Fu
però l'ultimo nome dato dai Greci che fece il botto: Italia
(Ἰταλία). IL significato del nome è però dubbio: forse da
(V)Italia - per la lettera scomparsa di cui dicevamo sopra -, ossia
"Terra dei vitelli": gli Italiani (in greco [V]italòi),
sarebbero dunque i vitelli (nella lingua del posto Vituli), una
antica popolazione locale, per la precisione calabrese, che portava
questo nome perché adorava i vitelli come dèi (si veda l'episodio
simile della Bibbia raccontato in Esodo 32). Di certo non c'entra (o
forse sì?) il film I Vitelloni di Fellini (1953),
termine scherzoso che qualifica "gente di provincia, oziosa e
indolente" (cit. Vocabolario Treccani), "a cui ce piace de
magnà e beve, e nun ce piace de lavorà" (cit. Lando Fiorini, La società dei magnaccioni, a proposito dei ragazzacci
delle borgate romane).
La
cosa però veramente paradossale è che il termine Italia si impose
ben presto per l'intera penisola, a indicare tutte le popolazioni
italiche tranne proprio i Romani, considerati distinti. Nella
cosiddetta Guerra sociale (91-88 a.C.), i Romani
combatterono contro gli alleati (socii) italici, una guerra quindi di
Roma contro l'Italia. Prova ne è una moneta, la prima con la scritta
"ITALIA" (nell'immagine in alto), usata dagli avversari
dei Romani per indicare se stessi, in contrapposizione ai Romani.
Questi primi "italiani" peraltro si dettero anche una
capitale, che non era dunque la nemica Roma, né Milano o Firenze o
Napoli; bensì Corfinium, ora Corfinio, in provincia dell'Aquila:
oggi conta 1042 abitanti, fa parte della comunità montana Peligna,
ed è raggiungibile dall'Autostrada Roma-Pescara (A25), con uscita a
Sulmona.
Questo
piccolo paesello, oggi sconosciuto e dimenticato da tutti, forse la
meriterebbe una leggera deviazione di strada, e i suoi (pochi)
abitanti quantomeno una stretta di mano, se non altro in atto di
omaggio alla prima vera capitale d'ITALIA.
qui il post su Facebook (Gruppo Amici della Storia dell'Antica Grecia)
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