Semonide di Amorgo
Scena di un banchetto (vaso greco a figure rosse, VI sec. a.C.) |
Poco o nulla si conosce di Semonide (Σημονίδης): incerta la patria di origine, incerto il periodo della vita, sconosciuto pressocché del tutto ogni particolare sicuro della sua vita. Forse originario di Samo, fu detto di Amorgo in quanto pare abbia partecipato alla fondazione da parte dei Samii della città di Minoa, nell’isola di Amorgo (nelle Cicladi orientali). Figlio di un certo Krines, visse nel vii secolo, probabilmente in un periodo di poco successivo ad Archiloco, o al massimo suo contemporaneo; difficile tributargli la palma di “primo dei giambografi greci”, secondo un’antica tradizione. Le date più probabili della sua vita ruotano intorno alla seconda metà del vii secolo, intorno alla XXIX Olimpiade (664-661 a.C.).
A
lui la tradizione antica
attribuiva
due libri di giambi, alcune elegie e un poema dal titolo Archeologia
dei Samii (Σαμίων
῾Αρχαιολογία);
ma
della
sua opera restano
solo
una quarantina di frammenti, per un totale di circa 200
versi. Di
questi oltre la metà (precisamente 118 versi) fanno parte del
cosiddetto “Biasimo delle donne” (ψόγος
γυναικῶν)
o “Satira delle donne”, il suo componimento più noto e al quale
deve principalmente la sua
fama.
Una visione profondamente pessimistica sovrintende a tutti i suoi testi, unitamente a una vena gnomica e sentenziosa; mentre minoritaria è la componente aggressiva tipica della poesia giambica, cosa che lo distingue da Archiloco e da Ipponatte, gli altri due esponenti della poesia giambica greca, decisamente più famosi. Per Semonide la vita dell’uomo è breve e sottoposta a una serie di mali, della più diversa natura: gli uomini, pur dotati di ragione, non possono comprendere i piani degli dèi, e di Zeus in particolare, che tutto ordina e dispone. Nonostante ciò essi si sforzano per tutta la vita nella ricerca di una vana felicità, che non arriverà mai. Anche le donne, che accompagnano l’uomo nella sua vita, sono in realtà un male e una rovina, fonte di dolori e preoccupazioni. L’unica salvezza consiste pertanto nella saggezza, nella presa di coscienza da parte dell’uomo della sua fragile condizione esistenziale. Per tutti questi motivi, Semonide fu molto amato da Leopardi, che si cimentò anche nei suoi Canti con un paio di testi frutto di traduzioni, ma in realtà rifacimenti, del poeta greco
Una visione profondamente pessimistica sovrintende a tutti i suoi testi, unitamente a una vena gnomica e sentenziosa; mentre minoritaria è la componente aggressiva tipica della poesia giambica, cosa che lo distingue da Archiloco e da Ipponatte, gli altri due esponenti della poesia giambica greca, decisamente più famosi. Per Semonide la vita dell’uomo è breve e sottoposta a una serie di mali, della più diversa natura: gli uomini, pur dotati di ragione, non possono comprendere i piani degli dèi, e di Zeus in particolare, che tutto ordina e dispone. Nonostante ciò essi si sforzano per tutta la vita nella ricerca di una vana felicità, che non arriverà mai. Anche le donne, che accompagnano l’uomo nella sua vita, sono in realtà un male e una rovina, fonte di dolori e preoccupazioni. L’unica salvezza consiste pertanto nella saggezza, nella presa di coscienza da parte dell’uomo della sua fragile condizione esistenziale. Per tutti questi motivi, Semonide fu molto amato da Leopardi, che si cimentò anche nei suoi Canti con un paio di testi frutto di traduzioni, ma in realtà rifacimenti, del poeta greco
Commenti
Posta un commento