"Chi bussa alla porta?". Le (strambe) case degli antichi Greci
Diciamocelo
pure: alzi la mano chi non ha mai invidiato in cuor suo il
commissario Montalbano, il quale, nonostante il (si presume) non
ricchissimo stipendio da impiegato statale, può tuttavia permettersi
una casa sulla spiaggia, con tanto di terrazza vista mare dove
brindare insieme a Livia.
Una
bella casa, con belle finestre e ampie porte è il sogno di tutti gli
italiani, notoriamente fissati con il mattone. Pochi
però sanno che le case hanno subìto grandi evoluzioni nel corso
della storia.
Le prime case del Neolitico, per esempio, erano dei
cubi senza porte né finestre: addossate le une alle altre, si
camminava sul tetto, e poi ci si calava all'interno tramite una
botola che fungeva anche da lucernario.
Le
case popolari degli antichi Greci (ma non le ville dei Briatori del
tempo!) erano inserite in quartieri piccoli e affollati, come del
resto anche a Roma, dove nel quartiere popolare della Suburra - ci
informa il poeta Marziale (I,86) - i palazzi erano talmente attaccati
e gli spazi di separazione fra di essi talmente ristretti che se ci
si affacciava, si poteva tranquillamente stringere la mano
all'inquilino del palazzo di fronte!
In
Grecia le case erano fatte di materiali fragili e scadenti (anche
all'epoca evidentemente esistevano imprenditori disonesti!): pietre
legate con calce o mattoni crudi, l'ideale per i topi di appartamento
che non avevano bisogno di piede di porco o di altri strumenti
complicati per sfondare la porta. Bastava infatti praticare un foro
nel muro, e il più era fatto: non era un caso che uno dei modi per
dire in greco "ladro" era la parola τοιχωρύχος
("toichorùchos"), cioè "foratore di muri"!
La cosa però poteva avere anche dei vantaggi: Tucidide ci informa
(II,3) che durante l'assedio di Platea da parte dei Tebani nessuno
poteva uscire di casa: ma alcuni abitanti di Platea praticarono dei
buchi nei muri, e poterono così incontrarsi tranquillamente fra di
loro per organizzare la Resistenza all'Invasor.
Ma
il dato più strambo delle case greche era il seguente. Vi sarà
capitato di starvene comodamente spaparanzati in poltrona dopo cena a
leggere un libro e a sorseggiarvi un buon whisky, quando
all'improvviso sentite bussare alla porta lo scocciatore di turno...
Bussa alla porta, infatti, chi vuole entrare. Ma mentre le case di
oggi hanno di regola l'apertura verso l'interno (lo avete notato,
vero?), le case dei Greci si aprivano tutte invariabilmente verso
l'esterno. A bussare alla porta quindi non era chi entrava, ma chi
usciva! Era questo l'unico modo infatti - o al massimo quello di
lanciare un grido verso la strada - per avvertire i passanti che una
porta stava per aprirsi.
Le
strade delle città greche quindi potevano essere un posto molto
pericoloso: se passeggiavate un po' distratti lungo il marciapiede,
fischiettando una canzoncina, o adocchiando una bella fanciulla, o
come oggi per fissare lo smartphone, magari su Facebook per leggere
l'ultimo post pubblicato nel Gruppo Amici della Storia dell'antica
Grecia, ecco che all'improvviso potevate ritrovarvi sbatacchiati per
terra dal colpo a tradimento di una porta che si apriva. E
a quel punto non sarebbe servito a niente inveire e bestemmiare, magari
snocciolando una serie di imprecazioni contro tutti gli dèi: Giove
Apollo Poseidone... ma soprattutto contro Estia - la romana Vesta -,
protettrice delle case (e quindi delle porte).
Qui il post su Facebook (Gruppo Amici della Storia dell'antica Grecia)
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